"Avete udito pure che fu detto agli antichi: non spergiurare, ma attieni al Signore i tuoi giuramenti. Ma io vi dico: del tutto non giurate, né per il cielo, perché è il trono di Dio; ne per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi; ne per Gerusalemme, perché è la città del gran Re. Non giurare neppure per il tuo capo, poiché tu non puoi fare un solo capello bianco o nero. Ma sia il vostro parlare: SI, si; no, no; poiché il di più viene dal maligno."

 

Nella sua nozione fondamentale il giuramento è: atto e formula con cui s’invoca la divinità a testimone della verità di quanto si afferma richiamando su di se o su persone o cose care la maledizione o la punizione divina nel caso in cui sia pronunciata menzogna. (Tratto dal Vocabolario L.I. – G:Treccani)

Una delle più importanti virtù che il cristiano deve avere è la sincerità. Dire la verità è fondamentale perché è il principio stesso del Cristianesimo. A tutti bisognerebbe insegnare, fin dalla più tenera età, a non dire mai le bugie, poiché si commette un peccato contro il Signore. La sincerità è una virtù meravigliosa che porta i suoi frutti di bene e di approvazione da parte di Dio, per contro, numerose affermazioni bibliche ci dicono che la sorte di tutti i bugiardi sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda (Ap.21:8).

Spesso però ci giustifichiamo dicendo che non è possibile dire sempre  la verità, affermando che in determinate occasioni è consigliabile addirittura dire una bugia, introducendo nel comportamento etico sociale le cosiddette bugie a fin di bene o bugie bianche. Il Signore, con assoluta certezza,  non gradisce la falsità nei rapporti umani, prescrivendo di dire la verità gli uni agli altri. E’ bello poter contare sulla sincerità degli uomini, in special modo,su quella dei figliuoli di DIO.

Purtroppo nelle relazioni sociali, spesso non è così, e a volte per essere creduti su una determinata affermazione, dal momento che nell’etica sociale è stata inserita la bugia a fin di bene, diffidando sempre di colui che parla, si richiede la controprova della verità con la richiesta di un giuramento.

Il cristiano può e deve giurare? Anche nell’ambito del Cristianesimo è stata inserita l’etica delle bugia bianca?

Il cristiano ha il proprio punto di riferimento e la propria guida nella “Sacra Scrittura” ed è ad essa che vogliamo rivolgerci per avere il suggerimento corretto su come bisogna comportarsi.

Nel versetto sopra citato, che troviamo in Matteo 5:34, si evince chiaramente il fatto che Gesù ordina ai suoi discepoli di non  giurare del tutto.

Bisogna però considerare anche altre porzioni della Parola di Dio dove riscontriamo, da parte di personalità eminenti come l’apostolo Paolo, l’uso ricorrente di una formula di giuramento.

Ci si riferisce a quanto riportato in 2°Cor. 1:23 dove è scritto: “Or io chiamo Iddio a testimone sull’anima mia…” In effetti, da questa frase si ricava la netta impressione che l’apostolo Paolo lo stia proprio facendo, e non è l’unica volta che Paolo usa una simile espressione di giuramento, vedi Romani 1:9 “poiché IDDIO al quale io servo nello spirito mio annunziando l’evangelo del suo Figliuolo, mi è testimone che io non resto dal far menzione di voi in tutte le mie preghiere“ e ancora Galati 1:20 “ora, circa le cose che vi scrivo, ecco, nel cospetto di DIO vi dichiaro che non mentisco“

Ci si chiede quindi, come mai Paolo pronunciasse queste parole, come volendo dire ai suoi interlocutori: se non credete a quello che vi dico, allora credete a DIO che chiamo come mio testimone, perché Lui è più grande di me. Questo concetto è confermato nei versetti in Ebrei 6:16: “perché gli uomini giurano per qualcuno maggiore di loro ; e per essi il giuramento è la conferma che pone fine ad ogni contestazione”, come anche è scritto nei versetti precedenti i quali riportano che DIO stesso, non essendoci altri più grandi di lui giurò per se  stesso: “certo ti benedirò e ti moltiplicherò grandemente“ (Ebrei 6:14).

Anche in apocalisse 10: 6 troviamo che  l’Angelo effettua un giuramento: “lèvò la man destra al cielo e giurò per colui che vive nei secoli dei secoli ….”

 

A questo punto è necessario ottenere un chiarimento,  per non fraintendere la Parola di Dio, o addirittura ritenere che si contraddica, per le differenti espressioni riportate nei diversi libri della Scrittura.

Per potere meglio comprendere le parole di Gesù è necessario quindi entrare nel contesto generale dell’evento e delle circostanze.

Riprendiamo in considerazione Matteo 5:34: Gesù stava istruendo i suoi discepoli sulla Legge, per riportarli nella giusta considerazione su ciò che la Parola di Dio dice, cioè sulla verità. Gesù tende a presentare l’originalità dell’insegnamento a differenza dei farisei e di chiunque altro che, col passare del tempo, modifica e trasforma il concetto, il senso, il significato della Parola e quindi della legge di Dio.

In primo luogo Gesù parla della verità e la contrappone in modo determinante alla bugia, alla falsità ed alla ipocrisia, che i farisei portavano avanti distorcendo e modificando lo stesso contenuto delle Sacre Scritture, facendo riferimento al testo originale e non a quello riportato dalla tradizione orale. Riusciamo a comprendere bene questo concetto perché ancora oggi noi, imitando l’esempio lasciatoci dal Signore Gesù, siamo costretti a fare la stessa cosa quando ci troviamo a parlare con delle persone che vogliono fare passare le tradizioni o i modi di dire come volontà di Dio, o come originale di ciò che è scritto e ci appelliamo alla “Vera”  Parola di Dio, riportando il testo corretto che leggiamo nelle Sacre Scritture.

 

Da ciò ne traiamo una lezione che abbiamo bisogno di tenere presente, e cioè che anche noi a volte sbagliamo presentando dei versi adattati, che non corrispondono perfettamente alla Parola di Dio. Molto spesso per esempio diciamo: “non fare agli altri , ciò che non vorresti fosse fatto a te” come per dire non fare del male agli altri come non vuoi che gli altri lo facciano a te, e come principio ci sembra giusto adottarlo. La frase corretta, comunque,  è :

“fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te“ volendo significare tutta un’altra cosa: cioè, fatti promotore del bene, prendi l’iniziativa, non aspettare gli altri, mostra che tu sei figliuolo di Dio.

Abbiamo altri esempi di frasi errate acquisite nella nostra mente; vedi: “Meglio un giorno nei tuoi cortili che mille anni altrove”; la parola anni è stata aggiunta . Oppure “il giusto cade sette volte al giorno e si rialza“; la parola “al giorno” è stata aggiunta.

Ritornando a quanto ha fatto Gesù, possiamo fare riferimento ancora ad un altro caso che ci induce a ritenere il vero  spirito della Parola di Dio, senza variarlo, come nel caso del comando divino citato dal Signore Gesù: “onora tuo padre e tua madre …”. Di fronte a questo comandamento, i farisei a scopo di lucro avevano nel tempo aggiunto “se quello, con cui potresti assisterli è offerto a Dio”, sei sciolto dal tuo dovere, trasformando e annullando così la Parola di DIO a motivo della loro convenienza e della loro tradizione.

Possiamo capire facilmente come cambia il significato della frase  quando si agisce anche su una sola parola. Nel caso in questione il Signore Gesù dice: “è stato detto agli antichi….” A tutto questo però contrappone il “ma…”, condannando le tradizioni che avevano i suoi contemporanei, che modificavano lo spirito della Parola, ed annullavano la volontà di Dio, ripristinando l’insegnamento originale; mettendo in guardia i discepoli dicendo. “Guardatevi dal lievito dei farisei e  dei sadducei “ (Matteo 16)

Il versetto scritto in Matteo 5:33 – “Non giurare il falso ma attieni o adempi a Dio i tuoi giuramenti”, era ciò che veniva tramandato, dagli antichi, oralmente, cioè, senza che ci fosse un esatto riporto di quanto era stato scritto.

Il comando originale di Dio lo possiamo trovare in alcuni versetti dell’antico testamento:

- “Non giurerete il falso, usando il mio nome; perchè profaneresti il nome del Tuo Dio. Io sono l’Eterno." (Lev. 19:12);

- “Non usare il nome di Dio invano” (Esodo 20:27);

- “Temerai l’Eterno… e giurerai per il suo nome.” (Deut. 6:13).

 

Gesù, come abbiamo letto, comincia a mettere in evidenza lo spirito del Comandamento e rimprovera e corregge l’uso e l’abuso del giuramento fatto per rendere credibile ogni discorso che veniva pronunciato ed ogni frase che veniva detta. Egli condanna, pertanto, gli eccessi sotto due aspetti:

 

- il primo, come abbiamo riportato, quello della bugia e della falsità, manifestate sotto qualsiasi aspetto, (il cristiano dice sempre la verità e non ha bisogno di rafforzativi per essere creduto.) Il credente deve evitare di usare nel  linguaggio corrente, frasi bibliche, che vengono inserite per abitudine nei propri discorsi. Si ripete troppo spesso “in verità”, ed anche se questa è una frase utilizzata correntemente dal Signore Gesù, deve essere usata al, limite, quando c’è una “verità” da rivelare; o una proclamazione del Vangelo da annunziare.

 

-il secondo concetto è quello di non nominare il nome di Dio invano. Dio si nomina solo per onorarlo e celebrarlo.

Quante frasi inutili siamo costretti a udire , del tipo.. “Quant’è vero Iddio”…, o i “gloria a Dio” fuori luogo, in momenti meno opportuni per il contesto della discussione, o la ripetizione del nome di Dio come riempitivo, per non parlare addirittura di coloro – non cristiani - che usano il Nome di Dio per affermare la bugia e la falsità.

E’ superfluo dire che il caso dell’apostolo Paolo, o di altri riferimenti biblici non ha niente a che vedere con la riprensione aperta del Signore Gesù nei confronti dei farisei e di quanti si nascondono dietro un giuramento o un’affermazione similare per rendere credibile il proprio discorso o che nominano il Nome Santo di Dio invano. Il parlare del cristiano deve essere sempre credibile, qualunque sia l’oggetto del proprio discorso. Il credente non è abituato a dire buffonerie o facezie scurrili o disonestà o frasi sconce. Non deve neanche mischiare il “sacro” con il profano o con l’uso normale del proprio parlare. Il cristiano sa distinguere il momento della lode e dell’adorazione, dal momento di svolgimento delle proprie attività secolari. Non è proibito, comunque che lodi Dio anche quando sta svolgendo le proprie attività, sentendone il desiderio. Può farlo serenamente, dando a quella espressione la solennità e la riverenza che si addice a figlioli di Dio che stanno onorando il Padre celeste. Per concludere, come dice la Parola di Dio, nel nostro parlare il “si” deve essere Si ed il “no” deve essere No, cioè quello che diciamo deve corrispondere alla verità; quando diciamo che il bianco è bianco è perché lo è effettivamente e noi ne siamo convinti veramente.

Può verificarsi il caso, comunque, per un qualsiasi motivo, di dover pronunciare giuramento davanti alle autorità, alle istituzioni, o enti diversi. In questo caso  non solo possiamo prestare giuramento, ma abbiamo l’obbligo di farlo, conformandoci, altresì,  al comandamento della Scrittura di essere sottoposti alle autorità (Romani 13:1). E’ il caso in cui siamo chiamati a rendere pubblicamente ragione delle nostre intenzioni e delle responsabilità che intendiamo assumerci. Pertanto, nel momento in cui dobbiamo fare delle solenni affermazioni pubbliche, possiamo chiamare Dio a testimone che quello che stiamo dichiarando corrisponde alla verità perché è solo Lui che conosce il nostro cuore e che legge, nel profondo del nostro intimo, che quello che stiamo affermando corrisponde alla verità.

 

Tanino e Adelina Panebianco

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