LA MIA VITA PER IL SIGNORE 

Le sollecitudini della vita quotidiana, inducono spesso a dar poco valore a certi avvenimenti che l’accompagnano e che meriterebbero una maggiore attenzione. Alle domande di cortesia: “che si dice?”; “Come si va?” spesso si sente rispondere: “Tutto vecchio, niente di nuovo”. Zaccheo, nell’episodio descritto da Luca, stava su di un sicomoro ad attendere il passaggio di Gesù. Nel suo slancio di generosa ricerca della persona di Cristo non considerò un ostacolo il fatto di essere di bassa statura, e “montò su”. Questa su intraprendenza fu osservata e premiata, tanto che risultò poi la chiave per aprire la porta ad una delle meravigliose rivelazioni che il Signore diede di Sé medesimo: “Il Figliolo dell’uomo e venuto per “cercare e salvare” ciò che  era perito ” (Luca 19:10).
Quando il credente esce dal guscio della propria personalità fatta di preconcetti ostili dell’evenienza della nuova nascita lo spirito Santo lo aiuta nell’opera di importante scoperte per la vita. Come un faro che proietta la sua luce intorno segnalando al navigante la vicinanza della terra ferma, lo tiene desto ed attento nel suo procedere. Così, la luce di Dio, fiaccola di verità, dirada le tenebre dello spirito umano, trasportandolo nella nuova dimensione della Verità rivelata.
La donna al pozzo di Giacobbe, godette di tale esperienza. Fin quando Gesù non le ebbe parlato di una nuova “acqua”, la donna non riuscì a comprendere in messaggio della Vita. Ma alla rivelazione aperta della sua condizione privata e familiare, le si aprirono gli occhi per vedere chiaramente. Di poi, correndo per le vie del villaggio, annunciava a tutti che un profeta era in mezzo a loro e, incontratosi con lei, le aveva svelato di avere avuto cinque mariti, e quello col quale viveva non era suo. Solo chi va alla ricerca fa delle scoperte. Fuori dal recinto del proprio mondo, si presenta una distesa ricca, tutta da scoprire. L’essere prevenuti nei riguardi dell’Opera di Dio, è già il decreto del proprio insuccesso.
Solamente gli altri (e non noi) sono chiamati a servire il Signore nel modo da Lui voluto. È purtroppo un’espressione spesso circolante tra i credenti più giovani. L’invito dello Spirito Santo e di superare e demolire il tetto da noi stessi edificato, e di guardare le stelle in cielo. Il nostro grande Dio non pretese che Abrahamo contasse le stelle, ma Gli disse unicamente: “Se le puoi contare” (Gen.15:5). Un attenti esame introspettivo, rivela subito il nostro stato di uomini che, se pur volenterosi, siamo incapaci e insufficienti. Riconoscere ciò non p un demerito, anzi una condizione che permette allo Spirito Santo di operare, per fare degli uomini veri strumenti nelle mani di Dio. Nessuno può accreditarsi meriti personali. La Gloria va a Dio.
Un buon inizio è preludio di un felice epilogo. Iniziando rispettando le regole del servizio, vale il servizio stesso. Se uno lotta come un atleta, e poi non rispetta le regole, avrà faticato invano. Hai speso molto tempo nel dimenare le mani battendo l’aria! Hai corso tanto senza mai riuscire a tagliare il traguardo! O forse sei ancora indeciso se montare su per vedere più chiaramente il passaggio di Gesù?
Chissà quante volte il Signore ti ha parlato e tu sei corso a dirlo a tutti! Guarda di più verso il cielo e ritieni ferma dentro di te la Sua Parola, onorandola con la tua vita di fede. Dio onorerà il tuo servizio su questa terra.

Natale Mondello
 

 

 

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